Si tratta di un'opera molto originale in cui, con
toni ironici e nel contempo estremamente persuasivi, l'autore affronta
l'insolito tema della Follia, per sostenere che essa sarebbe la vera
dominatrice dell'intera civiltà ma anche dell'esistenza di ciascun uomo,
sia egli un ecclesiastico o un laico, un saggio o un ignorante, un
potente o un umile. La Follia, che viene allegoricamente rappresentata
come una dea in vesti di donna, sarebbe infatti all'origine di ogni bene
sia per l'umanità, sia per gli stessi dèi che riceverebbero al pari dei
mortali i suoi doni: “io, io sola sono a tutti prodiga di tutto”. Ciò
vale in primo luogo per il dono della vita, considerato che nel momento
in cui sia l'uomo che il dio si dedicano alla procreazione debbono
necessariamente “abbandonarsi un poco a qualche leggerezza e follia”.
Nessuno genera o è stato generato se non grazie all' “ebbrezza gioiosa”
della Follia
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