venerdì 5 aprile 2013

Io Uccido di Giorgio Faletti - Recensione

In molti lo hanno osannato come capolavoro, altri lo hanno sommerso di critiche, eppure le stime parlano chiaro: Io Uccido, prima opera letteraria del poliedrico Giorgio Faletti, ha venduto più di quattro milioni di copie diventando immediatamente un caso letterario.

La critica si è trovata spaccata in due: da una parte quelli che lo hanno accusato di plagio ai grandi scrittori di thriller americani, Connelly in primis, dall'altra quelli che hanno apprezzato la capacità con cui un emergente scrittore italiano sia riuscito a rendere un prodotto nostrano avvincente tanto quanto un romanzo giallo firmato USA.

I lettori si dividono tra simpatizzanti di Faletti in versione scrittore e quelli che lo preferivano comico, ma in sostanza non si può dire che il suo non sia stato un esordio col botto, e le cifre parlano chiaro.
Io uccido è un thriller, genere in cui gli italiani non hanno un esponente a tutti gli effetti a differenza della letteratura oltreoceano che è sempre attratta da storie di omicidi ed efferatezze varie, e in quanto trhiller deve soddisfare una serie di aspettative non da poco, in primis tenere il lettore sulle spine e riuscire a far comprendere i delicati meccanismi della psiche del killer, per poterne motivare i gesti ma sopratutto per nasconderne l'identità fino al colpo di scena finale.

La storia è ambientata in un Principato di Monaco sfarzoso e verosimile in cui si muovono personaggi loschi e celebrità, insieme ovviamente all'assassino di turno, un efferato omicida che sceglie vittime belle, ricche e famose e le uccide asportandone il volto.
A mettersi sulle tracce del killer sono due poliziotti, un agente americano che per questioni personali aveva abbandonato il distintivo e un commissario francese, spinti sulla pista da seguire dallo stesso assassino che telefona in radio disseminando indizi musicali mentre va in onda il programma piu ascoltato di radio Montecarlo.

Nonostante la tensione narrativa sia altalenante, c'è da dire che Faletti ha la capacità di saper caratterizzare bene i suoi personaggi, facendoli amare o odiare a seconda delle loro descrizioni e del loro aspetto fisico, del modo in cui parlano: quello che a mio avviso è interessante è il coinvolgimento narrativo che trascina inevitabilmente il lettore in un mondo da cui è diffile riemergere durante la lettura, che a tratti è veramente coinvolgente.

Ciò non toglie che a volte vengano descritti luoghi e personaggi in maniera del tutto superflua ai fini del racconto, ma per fortuna c'è sempre qualche colpo di scena inaspettato che incalza nuovamente il ritmo della narrazione. Una narrazione che è frutto di un disegno ben progettato, ricco di sfumature e dettagli, nella cui trama si muovono in parallelo il bene e il male, un male che pare essere onniscente e impalpabile, reso forma solo da una voce che interrompe la diretta radio e una scritta lasciata sul luogo del delitto: 'io uccido', appunto.
Per i lettori onnivori Io uccido è senza dubbio un ottimo thriller, coinvolgente e ben scritto. Per coloro che invece vanno avanti a pane e polizieschi americani probabilmente le tematiche saranno clichè scontati e abbelliti da qualche virtuosismo linguistico frutto della nostra bella e variegata lingua. Resta il fatto che come esordio non c'è male e che Faletti è indubbiamente uno che sa scrivere; non per forza uno scrittore nel senso più stretto del termine, ma è uno che sa costruire con le parole tutto ciò che serve ad una storia, forse anche qualcosa di più.

Al punto che, anche se qualche indizio sparso qua e là lascia sospettare già a metà libro quale potrebbe essere l' identita dell assassino, quando lo si scopre alla fine si prova quasi un senso di pena e di pietà, come se le sue ragioni fossero umanamente comprensibili. E secondo me ciò che rende un libro un buon libro è riuscire ad entrare nell'anima, sia dei personaggi sia dei lettori.
Io uccido è in grado di farlo.

a cura di Martina Baratta

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