venerdì 19 aprile 2013

La Collina Del Vento di Carmine Abate - Recensione


Il reale protagonista de “La collina del vento” è proprio il luogo in cui è ambientata la vicenda, Rossarco, in Calabria. Leggendo la storia è possibile immaginare uno scenario incantevole e allo stesso tempo incontrastabile, potente.

La famiglia Arcuri ha messo lì le sue radici, abita quel pezzo di terra, la ama, la nutre, si ciba dei suoi frutti. Un giorno, un archeologo del nord molto famoso, Paolo Orsi, arriva sulla collina per cercare la città di Krimisa.
Da quel momento gli Arcuri devono fare i conti con l’arroganza di un latifondista locale che vuole impossessarsi di quel luogo, con l’invia degli altri uomini, ma soprattutto con le intimidazioni dei mafiosi. Ad assistere a tutto questo è Michelangelo, un bambino costretto a diventare subito adulto. Dopo molti anni, sarà lui il custode della collina, ma soprattutto di ogni segreto tenuto nascosto in quegli anni.

“La collina del vento” è un bel romanzo, non a caso vincitore nel 2012 del Premio Campiello. Un romanzo delicato e allo stesso tempo violento, in cui le vicende personale di questa famiglia s’intrecciano con la storia dell’Italia, dalla prima guerra mondiale, passando per il periodo fascista, fino agli anni più recenti della rinascita, in cui ogni uomo si è illuso con il sogno di aver raggiunto il benessere.

Lo scrittore Carmine Abate nel romanzo “La collina del vento” è riuscito a mostrare il reale volto dell’Italia, quello fatto di persone che devono combattere, a volte sottostare alle regole del sistema, ma che non smettono di amare la propria famiglia, la propria terra e il proprio onore.

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