martedì 9 luglio 2013

IT di Stephen King - Recensione

In una giornata d’autunno, a Derry, nel Maine, una terribile alluvione colpisce la città allagandone le strade. Per il piccolo Georgie Denbrough è l’occasione ideale per provare la barchetta di carta che gli ha costruito il fratello Bill. Georgie esce nella pioggia, con il suo impermeabile giallo, e si diverte a seguire la barchetta nei canali di scolo delle strade della sua città.

Durante il percorso, la barchetta finisce accidentalmente in un tombino e Georgie si china per riprenderla. Due occhi azzurri, una grossa bocca rossa e una testa a forma d’uovo con buffi ciuffi di capelli sui lati si presentano al bambino dalle fogne di Derry. Lì sotto c’è un simpatico clown che, presentatosi come Pennywise, offre al piccolo un palloncino e la sua barchetta. Georgie gli tende la mano per ricevere i suoi regali, e in quell’istante il clown svela la sua demoniaca forma, divorando il braccio del ragazzino e uccidendolo.

Da questo tremendo avvenimento si sviluppa la storia di “It”, tessuta con maestria suprema da Stephen King. Bill, il fratello adolescente della vittima, non si dà pace e così insieme ai suoi giovani amici Richie Tozier, Eddie Kaspbrak, Stan Uris, Beverly Marsh, Mike Hanlon e Ben Hanscom, si mette alla ricerca del clown.
Scopriranno a loro spese che Pennywise è l’incarnazione dell’anima cattiva della città, non certo un essere umano, e che può assumere qualunque aspetto. Il clown si nutre della cattive vibrazioni della città di Derry e ogni ventotto anni torna in superficie per divorare bambini.

I protagonisti di “It”, unendo le loro forze e le loro paure, riescono a ricacciare nelle fogne quella tremenda presenza, promettendosi che si sarebbero ritrovati a Derry 28 anni dopo, per chiudere definitivamente il conto quando Pennywise sarebbe ritornato per chiedere il suo tributo di sangue.
La seconda parte del romanzo, infatti, racconta della “chiamata” alle armi degli ex bambini che, quasi come sotto l’effetto di una magia, hanno rimosso e faticano a ricordare la tremenda esperienza della lotta con il clown assassino. L’intreccio tra il passato e il presente è ideato e controllato in modo assolutamente fantastico: il genio di Stephen King attira il lettore e lo coinvolge con tutti i sensi, anche l’olfatto.

Il titolo del romanzo indica il pronome personale inglese usato per le cose che non hanno un’anima e che non appartengono alla categoria umana: Pennywise, infatti, non è umano, ma è “qualcos’altro”. Come spesso accade nei romanzi di King, i bambini protagonisti sono costretti a convivere con situazioni familiari molto particolari, che ne accentuano il disagio, e li rendono i bersagli preferiti dei perfidi bulli della periferia americana.

La scrittura di King è spaventosamente potente, una vera delizia anche per chi non è un amante della lettura. Il risvolto sociologico dei romanzi del maestro dell’horror, è molto presente anche in “It”. Se da un lato è vero che i romanzi di Stephen King raccontato di storie dell’orrore, è altrettanto vero che i protagonisti dei suoi romanzi convivono con gravi disagi che egli trasforma in mostri contro i quali combattere, dimostrando che la paura può essere esorcizzata.



A cura di R.L.

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