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mercoledì 17 luglio 2013

22/11/63 di Stephen King - Recensione

Il 22 novembre 1963. Tre spari risuonarono a Dallas, il presidente Kennedy morì e il mondo non fu più lo stesso. Se fosse possibile cambiare la storia, tu lo faresti? Jake Epping è un tranquillo professore di Lisbon Falls, Maine, e il suo posto preferito per fare quattro chiacchiere è la tavola calda di Al. Che ha un segreto: la dispensa in realtà è un passaggio temporale, e conduce al 1958. Per Jake è una rivelazione sconvolgente, eppure l’incredulità non gli impedisce di farsi coinvolgere nella missione che ossessiona il suo amico da tempo. Se mai hai voluto cambiare veramente le cose, Jake, questa è la tua occasione: ferma Oswald quel 22 novembre 1963. Salverai Kennedy. Salverai suo fratello Bob, e Martin Luther King; bloccherai le rivolte razziali. E forse eviterai anche la guerra in Vietnam. Basta che passi per la «buca del coniglio», sul retro della tavola calda. Non importa quante volte l’attraversi: uscirai sempre sul piazzale di una fabbrica tessile di Lisbon Falls, ore 11.58 del 9 settembre 1958. E non importa quanto a lungo resti in quel passato: al ritorno, nel tuo presente saranno trascorsi due minuti. Comincia così la nuova esistenza di Jake nei panni di George Amberson e nel mondo di Elvis Presley, James Dean e JFK, delle automobili interminabili, del twist e del fumo di sigaretta che avvolge tutto. Un mondo nel quale Jake è destinato a conoscere l’amore e a sovvertire tutte le regole del tempo. Fino a cambiare il corso della storia.

a cura di S.D.

martedì 9 luglio 2013

IT di Stephen King - Recensione

In una giornata d’autunno, a Derry, nel Maine, una terribile alluvione colpisce la città allagandone le strade. Per il piccolo Georgie Denbrough è l’occasione ideale per provare la barchetta di carta che gli ha costruito il fratello Bill. Georgie esce nella pioggia, con il suo impermeabile giallo, e si diverte a seguire la barchetta nei canali di scolo delle strade della sua città.

Durante il percorso, la barchetta finisce accidentalmente in un tombino e Georgie si china per riprenderla. Due occhi azzurri, una grossa bocca rossa e una testa a forma d’uovo con buffi ciuffi di capelli sui lati si presentano al bambino dalle fogne di Derry. Lì sotto c’è un simpatico clown che, presentatosi come Pennywise, offre al piccolo un palloncino e la sua barchetta. Georgie gli tende la mano per ricevere i suoi regali, e in quell’istante il clown svela la sua demoniaca forma, divorando il braccio del ragazzino e uccidendolo.

Da questo tremendo avvenimento si sviluppa la storia di “It”, tessuta con maestria suprema da Stephen King. Bill, il fratello adolescente della vittima, non si dà pace e così insieme ai suoi giovani amici Richie Tozier, Eddie Kaspbrak, Stan Uris, Beverly Marsh, Mike Hanlon e Ben Hanscom, si mette alla ricerca del clown.
Scopriranno a loro spese che Pennywise è l’incarnazione dell’anima cattiva della città, non certo un essere umano, e che può assumere qualunque aspetto. Il clown si nutre della cattive vibrazioni della città di Derry e ogni ventotto anni torna in superficie per divorare bambini.

I protagonisti di “It”, unendo le loro forze e le loro paure, riescono a ricacciare nelle fogne quella tremenda presenza, promettendosi che si sarebbero ritrovati a Derry 28 anni dopo, per chiudere definitivamente il conto quando Pennywise sarebbe ritornato per chiedere il suo tributo di sangue.
La seconda parte del romanzo, infatti, racconta della “chiamata” alle armi degli ex bambini che, quasi come sotto l’effetto di una magia, hanno rimosso e faticano a ricordare la tremenda esperienza della lotta con il clown assassino. L’intreccio tra il passato e il presente è ideato e controllato in modo assolutamente fantastico: il genio di Stephen King attira il lettore e lo coinvolge con tutti i sensi, anche l’olfatto.

Il titolo del romanzo indica il pronome personale inglese usato per le cose che non hanno un’anima e che non appartengono alla categoria umana: Pennywise, infatti, non è umano, ma è “qualcos’altro”. Come spesso accade nei romanzi di King, i bambini protagonisti sono costretti a convivere con situazioni familiari molto particolari, che ne accentuano il disagio, e li rendono i bersagli preferiti dei perfidi bulli della periferia americana.

La scrittura di King è spaventosamente potente, una vera delizia anche per chi non è un amante della lettura. Il risvolto sociologico dei romanzi del maestro dell’horror, è molto presente anche in “It”. Se da un lato è vero che i romanzi di Stephen King raccontato di storie dell’orrore, è altrettanto vero che i protagonisti dei suoi romanzi convivono con gravi disagi che egli trasforma in mostri contro i quali combattere, dimostrando che la paura può essere esorcizzata.



A cura di R.L.

giovedì 20 giugno 2013

Joyland di Stephen King - Recensione

Heaven’s Bay, Carolina del Nord. È l’estate del 1973 nella piccola cittadina della provincia americana, e Devin Jones deve cercarsi un lavoro prima di tornare sugli scranni dell’università. Sempre squattrinato, accetta un posto mediocre e senza ambizioni a Joyland, un luna park che ogni estate viene preso d’assalto dai ragazzini. E Dev dovrà occuparsi proprio di questi, essere simpatico e divertente con le orde inferocite di marmocchi, fare foto e scherzare dentro ad un costume.

Il lavoro, insomma, non è complicato, e anche se la paga è misera a Dev sta più che bene. Il ragazzo comincia ad ambientarsi e ad abituarsi a quella che sarà la sua estate, ma ci sono delle cose di Joyland che proprio non lo convincono, a partire da quei suoi colleghi così strani. Ben presto Dev scopre che quel luna park nasconde un terribile segreto: la Casa degli Orrori – e mai nome fu più azzeccato – è abitata dal fantasma di una donna, uccisa proprio lì quattro anni prima in circostanze poco chiare.

Lo studente comprende che la sua non sarà più l’estate tranquilla e trasandata che credeva di trascorrere: ora sarà lui che dovrà combattere contro il male che minaccia tutta Heaven’s Bay e a difendere la ragazza della quale si è innamorato all’ombra della ruota panoramica di Joyland…


A cura di R.O.

giovedì 18 aprile 2013

Le notti Di Salem di Stephen King - Recensione


Questo racconto è ambientato nel 1972 e parla del mistero che avvolge Marsten House, una casa ormai abbandonata in cima alla collina di Jerusalem's Lot, nel Maine, dove molti anni addietro un gangster aveva ucciso la moglie e poi si era suicidato.
Il libro è incentrato sulle vicende di un giovane romanziere, Ben Mears, giunto sul luogo per scrivere un libro sulla vicenda, ignaro del fatto che la cittadina sarebbe stata presto infestata dai vampiri.
Strane morti e sparizioni avvengono in quella cittadina e nella casa da quando due misteriosi uomini sono andati a vivere tra le sue mura, dando vita ad un incubo in cui l’horror si fonde con il thriller psicologico. Sarà quindi lo stesso Mears, insieme ad altri abitanti, a battersi contro il male, scoprendo la vera storia della cittadina e della casa stessa, con un finale altrettanto interessante.
Consiglio questo libro a tutti gli appassionati del genere e soprattutto dello stesso scrittore, Stephen King, che ci ha spaventato per anni con i suoi racconti inquietanti, dai quali sono stati realizzati anche film stupendi! “Le notti di Salem” è un racconto da non perdere, poiché è un thriller avvincente che può tenervi compagnia ma allo stesso tempo col fiato sospeso per la paura…


a cura di Lizzy