L’alimentazione umana non è solo questione di cibo. Antropologi e sociologi concordano sull’assioma: attraverso
gli alimenti passa nell’immediato il sostentamento chimico necessario al fabbisogno energetico, ma in prospettiva
storica transitano millenni di culti, riti, tradizioni. Insomma, siamo quel che mangiamo.
'Nferta è una <<Parola
che ha una storia tutta partenopea. Non si tratta, come molti credono,
d'un termine che ha origine da “offerta”. Essa deriva dal latino inferci
o , da cui l'italiano ‘infarcire', con il senso d'insaccare, riempire,
metter dentro, ed è pertanto equivalente all'italiano ‘infarto' ed al
francese farce al quale noi dobbiamo il sostantivo farsa ben distinto
dalla sua parente stretta, ch'è la farcia dei toscani. In particolare il
nome nferta è dato all'opuscolo, al libretto, a mano o a stampa, che un
autore confeziona per un capodanno come omaggio d'arte e buonaugurio ai
suoi più cari amici. In esso vengono raccolte poesie o prose,
commediole o canzonette, insomma tutto ciò che non sarebbe facile
racchiudere in un'opera compiuta. Tale tradizione sembra risalire al
1780, quando Luigi Serio, autore nello stesso anno del Vernacchio ,
scritto assai polemico in difesa della lingua popolare, pubblicò quella
che risulta essere la prima nferta , intesa come un sovrappiù di giubilo
e di festa da inserire nel canestro di pietanze e di dolciumi per
nutrire anche l'ingegno, nella cornucopia d'ogni bene prodigato dal
solstizio dell'inverno. Nel 1834 fu poi Giulio Genoino ad iniziarne una
serie annua terminata solo nel 1856. Tra il 1837 e il 1842 videro la
luce anche quelle di Michele Zezza e ad esse dettero seguito, tra gli
altri, Luigi Cassitto, Domenico Iaccarino e Luigi Chiurazzi, fino a
quando nel 1956, guidate da Max Vajro, ne ripristinarono l'abitudine ed
il gusto le migliori penne di quel tempo.>>
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