Nata nel 1936 a Avellaneda, vicino a Buenos Aires, di origine ebraica, morì suicida nel 1972. Studiò lettere, filosofia e arte;
Visse per un certo periodo a Parigi, collaborando a “Les lettres nouvelles” e a “Nouvelle revue francaise”. Il suo esordio letterario risale al 1955 con La tierra mas ajena (poi ripudiato), ma è con La ùltima inocencia (1956) e Las aventuras perdidns (1958) che il «ricordo» dell’origine tragica del linguaggio poetico rivela alla «piccola argentina» (così Alejandra definisce se stessa) la strada da percorrere e i luoghi deputati alla sosta.
I suoi temi preferiti sono: la notte, l’innocenza perduta, la solitudine, la gioia preclusa esplorati con un linguaggio intriso di morte. «Signore/La gabbia si è fatta uccello/e ha divorato le mie speranze». Dal 1960 al 1964 Alejandra vive a Parigi, ove stringe amicizia con Julio Cortàzar, che le dedicherà alcune tra le sue poesie più belle; ed è tra Los trabajos y las noches (1965; titolo sintomatico delle predilezioni dell’autrice) ed El infierno musical (1971; ultima opera pubblicata in vita) che la ricerca si consolida e la riflessione sulla morte si fa più spietata e dura. Ma è in “Extracción de la piedra de lo cura” (1968), nonché nei numerosi testi postumi coevi, che l’abbandono alejandrino alla tragedia del linguaggio riscuote il premio più alto, battendo e ribattendo, instancabile, limiti saputi, e imbattendosi in potenzialità inaspettate.
Poesie Scelte:
Da questa sponda
Desde esta orilla
Poesia
Poema
Chi Illumina
Quien Alumbra
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Comunicaciones
Occhi Primitivi
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L’Inferno Musicale
El Infierno Musical
La Parola del desiderio
La Palabra del deseo
In un Esemplare de “Le Chants de Maldoror”
En un Ejemplar de “Le chants de Maldoror”
Scritto nel crepuscolo
Escrito en el crepùscolo
Senza Titolo
Sin Titulo
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