martedì 25 giugno 2013

Un Incontro di Milan Kundera - Recensione

In questo saggio costituito da articoli l'autore ci guida attraverso i suoi gusti letterari, musicali, cinematografici, con lo sfondo dell'esperienza terribile vissuta dell'allontanamento dal suo paese a causa della primavera di Praga. Cosa significa essere un esule che parla del suo paese da straniero, cosa significa diffondere la cultura del proprio popolo al di fuori dei confini. Ci racconta la vita culturale praghese come fervida, libera com'era dal rigore dogmatico e formale della cultura europea la paragona in particolare alla primavera pariginia) forgiata dal dolore e dalla sapienza dei suoi connazionali. Ed inoltre potremmo definire questo libro come un viaggio nella storia del romanzo, poiché secondo Kundera il romanzo nel '900 è giunto a piena maturità, liberandosi dal classicismo imperante, per mezzo di una rivoluzione anti-classica, operata da personalità del calibro di Kafka, Hrabal, Broch, Joyce. Questa rivoluzione della prosa è però accompagnata dallo scetticismo generale, il romanzo è considerato dalla intelligentia come la forma più bassa di letteratura, mentre la poesia ne è il contrappunto sublime, tutti questi nuovi romanzi sono per Kundera degli arciromanzi, ovvero dei romanzi che incarnano la quintessenza della prosa e ne sono quindi l'evoluzione. Bellissimo il saggio iniziale in cui Kundera analizza l'opera di Francis Bacon, grande pittore inglese degli anni '70, molto spazio trova l'arte in questo libro, in Bacon come mezzo per esprimere la decadenza e l'incertezza dei valori, in Ernest Breleur (pittore della Martinica), come veicolo dell'influenza politica. Ciò che lascia questo libro ai suoi lettori è un immenso mondo di ricordi del '900, di incontri con personalità che ne hanno fatto la storia, cultura cultura cultura, chi è assetato di conoscenza, troverà in questo saggio molti spunti per arricchire la propria biblioteca e non solo.


A cura di I.R.

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